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La moda delle diete
 ad alto contenuto di grassi

16/09/2019

Nei primi anni Trenta l’industria degli alimenti si alleò con il governo americano per indottrinare bambini e ragazzi con il bisogno di proteine. È diventata una legge che non può essere infranta, un po’ come portare i calzini. Il mondo non smetterà mai di portare i calzini. Qualcuno può smettere di indossarli con un certo vestito per seguire un particolare stile o magari ci sarà un decennio in cui non andranno di moda, ma alla fine i calzini ritorneranno a rivestire i nostri piedi. Siamo così: portiamo i calzini. Questa pratica si basa sulla tradizione, così come il consumo di proteine si basa sulla medicina tradizionale, e ora anche su quella alternativa.

Nella medicina alternativa di un tempo, le proteine non sono mai state legge. I guaritori alternativi di una volta, per esempio negli anni Venti, non consideravano le proteine la fonte principale di sostentamento per la salute e benessere del corpo e della mente. Preferivano alimenti come frutta, verdura, patate, altre verdure amidacee, frutta a guscio e semi.

Non prestavano particolare attenzione alle proteine, perché sapevano che ce n’erano abbastanza in quegli alimenti. D’altro canto, la medicina tradizionale sposò la causa delle proteine quando è iniziata l’era industriale delle carni lavorate. L’industria della carne unì le forze con il settore farmaceutico e alla fine indottrinò l’intero sistema della medicina tradizionale con una decisione d’affari che aveva senso in quel momento e metteva gli interessi economici davanti alla salute dei pazienti o alla loro guarigione dalle malattie. Queste decisioni hanno influenzato per decenni il pensiero comune in materia di alimentazione, anche molto oltre i con ni degli Stati Uniti.

Negli anni Settanta la medicina ufficiale si accorse che troppi grassi non facevano bene alla salute. Fu un risveglio positivo: i grassi in eccesso erano nocivi per il cuore, ma la scoperta non fu messa in pratica in modo adeguato. Si trasformò in una tendenza anti-grassi che non aveva senso, perché in realtà le diete “povere di grassi” dell’epoca ne erano estremamente ricche. Queste diete aumentavano le porzioni delle proteine animali di ogni genere, inclusa la carne, con l’illusione di essere a basso contenuto di grassi perché escludevano l’avocado, le olive, le noci di cocco, gli oli, la frutta a guscio e i semi, cibi che furono praticamente banditi. In particolare il cocco e l’avocado erano considerati alimenti tossici e, quando un medico li consigliava a un paziente, veniva giudicato un irresponsabile. Gli scaffali erano pieni di prodotti “senza grassi” o “poveri di grassi”. Ma lo erano solo in teoria; in realtà, non erano prodotti sani. Le persone evitavano lo strutto e gli zuccheri delle torte al cioccolato, ma li sostituivano con proteine derivate da alimenti di origine animale, piene di grassi.

A rendere questa tipologia di alimentazione la più ricca di grassi in assoluto senza che nessuno se ne accorgesse era un errore che era ignorato allora e lo è ancora oggi: non ci si è resi conto che le proteine animali si traducono automaticamente in grassi animali. Chiudiamo un occhio sul fatto che ci sono grassi nelle proteine animali. E quando cresci con genitori e nonni che ti riempiono di alimenti a base di proteine, non puoi sfuggire.
Così nei primi anni Settanta molti cominciarono a comprare prodotti poveri di grassi e senza grassi, mangiando però una quantità doppia o tripla di proteine animali, che invece sono piene di grassi, in pratica raddoppiandone o triplicandone il consumo, pur evitando quelli sani come avocado, cocco, frutta a guscio, semi e olive. Allo stesso tempo, tenevano bassi i carboidrati ed evitavano gli zuccheri a ogni costo, anche se poi li ingerivano in un altro modo: tramite l’alcol. Nei primi anni Settanta il consumo di alcol era ai massimi storici. Le persone nel loro diario alimentare consumavano troppo pochi carboidrati, reagivano emotivamente e avevano bisogno di assumere gli zuccheri in qualche maniera, per migliorare la sensazione di salute e benessere.

È un processo simile a quello che capita con i piani alimentari che vanno di moda oggi, poveri di carboidrati e ricchi di grassi e proteine. Le persone bevono alcolici o si ritrovano ad abbuffarsi di zuccheri perché c’è un vuoto nella loro alimentazione. Le diete “povere di grassi” degli anni Settanta furono uno dei primi errori basati su un’idea giusta. Provenivano da buone intenzioni, dalla consapevolezza che tanti grassi non ci facevano bene, ma erano realizzate in maniera sbagliata, con le proteine. Quindi, anche se gli osservatori ebbero l’intuizione giusta negli anni Settanta quando si resero conto che le persone si stavano ammalando e che l’elevato consumo di grassi alimentari causava problemi di salute, la messa in pratica fallì immediatamente. Le diete di oggi continuano a compiere questi errori, pur sempre con buone intenzioni. Ma adesso le cose sono un po’ diverse, come vedremo più avanti.

Tratto dal libro “Guarire il fegato” di Anthony William

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